Salvini e il Vento del Nord: non sono una novità…

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ventoDi Salvo Barbagallo

“Il Vento del Nord (1945-1950)” venne scritto da Pier Giuseppe Murgia ai primi Anni Settanta e pubblicato  dalla SugarCo Edizioni nel 1975.  Un volume oggi introvabile che vantava una bella prefazione di Giorgio Galli che si concludeva con parole che sembrano scritte oggi: “… abbiamo una occasione di migliorare la nostra democrazia rappresentativa; abbiamo occasione di farlo da noi, tenendo conto della situazione internazionale, ma senza doverci muovere per ispirazione o per iniziativa altrui. Se non riusciremo a farlo, il compianto retrospettivo sulle occasioni democratiche mancate non sarebbe di grande conforto”.

Il “Vento” del Nord”? è un’espressione – quasi una “definizione” – che usò Pietro Nenni alla fine del secondo conflitto mondiale, tra “il 24 novembre, data che segna la caduta del Governo Parri, e il 18 aprile 1948, data delle elezioni che vedono del blocco conservatore sul Fronte popolare”, quando si consuma in Italia la crisi dei valori nati dalla Resistenza, poiché la Resistenza non costituì la premessa di una profonda trasformazione della società italiana. Fascismo e regime di Mussolini furono sostituiti dall’egemonia della Democrazia Cristiana, grazie anche all’incerta politica del PCI.

Pier Giuseppe Murgia dette un seguito a quel “Vento del Nord”  un libro che parlava principalmente della condizione del Sud (1950-1953), dall’emblematico titolo “Ritorneremo!”, nel quale descrive la restaurazione democristiana e gli avvenimenti legati a una serie di eventi (la “legge Scelba”, il Patto Atlantico, i movimenti di Destra e le aggregazioni sotterranee promosse dalla CIA, e tutto ciò che oggi possiamo considerare, a tanti anni di distanza, le fondamenta dell’attuale condizione socio-politica-economica-militare del nostro Paese e della stessa Europa.

Perché questa premessa riferita al passato – che vuol costituire una grande “testa” su un corpo minuto – che sembra non avere alcuna attinenza con il presente? Questa premessa è un chiaro rimando al passato che si è dimenticato (o è stato cancellato volutamente e strumentalmente?) per dire che in questo momento storico dell’Italia (e perché no, dell’Europa) poco o nulla c’è di diverso da quanto è già accaduto, anche se gli eventi hanno altra forma, altro aspetto e, quindi, “mimetizzati” inevitabilmente poiché il tempo trascorre e i volti che appaiono sono “nuovi”, sono certamente “giovani” e pochi si chiedono da quale “scuola” provengono.

Sono Salvini e Renzi che ci hanno riportato indietro nella memoria: Renzi con le sue “visite lampo” in Sicilia, che mostra un interesse “mirato” (a cosa?); Salvini con l’ideazione della “Lega dei Popoli”, che dichiara serenamente “… probabilmente il Sud lo conoscevo poco, ho fatto e abbiamo fatto degli errori…”, e sostiene che i problemi, che l’emergenza “è nazionale” ed è eguale a Milano, come a Taranto, Lecce e Catania…”. Insomma, non c’è che dire!

Anche altri progetti stanno venendo a galla, come quello che ipotizza una “suddivisione” dell’Italia in tre grandi macroregioni, Nord, Centro e Sud, ignorando, forse, che già Agnelli aveva auspicato per il Paese una tale configurazione.

E’ possibile che il “Vento” del Nord soffierà sul Meridione, e il Meridione fin troppo stanco e soprattutto indifferente potrà accogliere questo soffio estraneo come un fatto positivo. Sarà possibile perché dal Sud non soffia alcun vento (né innovatore, né restauratore) essendoci calma piatta: a “caval donato non si guarda in bocca”, è vero. Ma il “cavallo potrebbe essere simile a quello che provocò la distruzione di Troia e della sua gente. In fondo la Sicilia è da tempo che sta svendendo la sua identità…

Così è, se vi pare.

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